Siamo felici e molto orgogliosi di ospitare sul nostro sito internet il guest post di Angelica, con cui abbiamo collaborato per la realizzazione della sua tesi sul Packaging Design eco-sostenibile.
Nelle prossime righe Angelica racconta di come è nata la collaborazione 110 e lode tra lei e il nostro laboratorio di produzione, di come è stato sviluppato il progetto e i criteri e la filosofia che hanno determinato le sue scelte...Quindi lasciamo spazio alle sue parole e ai suoi progetti, realizzati in piena armonia con il profilo etico delle nostre produzioni bio-cosmetiche.
"La carriera universitaria di qualunque studente di qualunque disciplina, giunge prima o poi alla fase-tesi.
E accade talvolta, che, per una serie di congiunzioni più o meno astrali, essa possa essere condotta per via sperimentale. E che approdi, infine, ad una collaborazione professionale con una azienda.
Il mio certo, non è un caso isolato. Ma, dato lo spazio concessomi, mi piacerebbe condividere con voi l’esperienza condotta in collaborazione con il laboratorio artigianale LaSaponaria.
Facciamo innanzitutto le presentazioni. Io sono Angelica Ruggiero, neolaureata presso l’ISIA di Faenza, un’istituzione universitaria pubblica, interamente dedicata alla formazione e alla ricerca nei diversi ambiti del Design.
Cosa mai potrà avere in comune –vi starete chiedendo– un’azienda di bio-cosmesi con una tesi incentrata sul Design?
Quando circa un anno fa, ho intrapreso il mio percorso di tesi, ho scelto di dedicarmi ad un ambito specifico della progettazione, il Packaging Design. Ma con un presupposto ben preciso: operare in termini di eco-sostenibilità. Dopo una serie di valutazioni, la scelta è ricaduta consapevolmente sul settore merceologico delle bio-cosmesi. Perché proprio la bio-cosmesi?
Innanzitutto perché tale settore si basa su una produzione di tipo ‘responsabile’, innanzitutto nell’impiego di ingredienti con certificazione biologica, o comunque, non dannosi per la salute del consumatore finale. Ma anche per le scelte sostenibili che sono dietro tale produzione. Parliamo infatti di prodotti generalmente non testati sugli animali, in cui l’attenzione verso l’ambiente si sostanzia nell’impiego, là dov’è possibile, di materie prime a km 0, con una conseguente riduzione dei consumi energetici, e nella scelta di packaging generalmente poco impattanti.
Entrambi i progetti scaturiscono da un concept iniziale, che mira a prolungare la vita di servizio del packaging e allontanare la fase del fine vita e della sua conseguente dismissione.
In che modo? Garantendo all’imballaggio una seconda vita. Ciò significa prevedere già in fase di progettazione tutti i presupposti –strutturali e non– che consentano la conversione del packaging in una nuova unità funzionale.
Esso si focalizza su un packaging primario di secondo livello, per intenderci, le scatole cartacee contenenti due prodotti della linea all’Argania de LaSaponaria: il vasetto per la crema viso e il flacone per il fluido corpo. Il progetto prevede che in seconda vita le suddette confezioni possano essere convertite e assemblate per diventare i moduli di una dispensa cosmetica personalizzabile. In questo modo, i moduli della dispensa acquistano una nuova funzione: diventano cioè dei vani adibiti alla conservazione dei propri prodotti cosmetici. Come avviene l’assemblaggio dei moduli in seconda vita? Il progetto prevede una soluzione totalmente priva di collanti, in cui ciascun modulo funge da raccordo con i moduli adiacenti. I vani della dispensa sono infatti assemblati grazie ad uno speciale sistema di incastro e bloccaggio che rende la struttura finale della dispensa dotata di coerenza fisica e stabilità. Non solo: anche le singole confezioni sono erigibili mediante l’impiego di un sistema di incastri reversibili. Tale espediente minimizza l’impiego di collanti, facilitando le operazioni di riciclo in fase di post-dismissione.
A integrazione del progetto strutturale, è stata curata anche la comunicazione del packaging, così da guidare il destinatario finale nelle operazioni di conversione dalla prima alla seconda vita e avvicinarlo al tema della eco-sostenibilità e alla filosofia del ri-uso.
In questo caso, il concept prevede che il secondario, non essendo direttamente implicato nella fruizione dei prodotti, ed essendo quindi destinato ad una rapida dismissione, sia invece convertito in una lampada da tavolo.
Il packaging si compone di tre parti. Vi è innanzitutto una scocca esterna, adibita al contenimento dei prodotti, la quale in seconda vita assume la funzione di paralume della lampada. Internamente alla scocca è poi collocata una scatola contenente un kit di componenti elettrici che sono in dotazione con la confezione di vendita. Tale scatola in seconda vita viene convertita nella struttura portante adibita al montaggio di lampada e portalampada. Al di sopra della suddetta scatola è infine collocato un sistema di separatori che consentono l’alloggio dei prodotti cosmetici e ne minimizzano le oscillazioni in fase di trasporto e vendita.
Se la scatola porta kit elettrico e i separatori sono pensati in cartone, la scocca esterna è invece realizzata in un materiale plastico che, oltre ad essere totalmente riciclabile, è dotato di una adeguata trasparenza, consentendo una buona diffusione della luce.
Anche in questo progetto, i diversi elementi strutturali sono assemblabili mediante un sistema di incastri reversibili studiati appositamente, così da eliminare in toto l’impiego di collanti e garantire l’integrità delle parti anche nelle operazioni di conversione dalla prima alla seconda vita.
Il progetto prevede inoltre l’elaborazione dei contenuti comunicativi, in modo da sensibilizzare il destinatario su un tema così delicato come quello ambientale e guidarlo contestualmente nel montaggio della lampada, così da rendere le operazioni di conversione semplici e intuitive.
In definitiva, entrambi i progetti mirano a minimizzare i rifiuti di imballaggio, dovuti generalmente ad una rapida dismissione del packaging in fase di post-acquisto. E anche laddove l’imballaggio è destinato al fine vita, l’impiego di materiali riciclabili rende il packaging meno impattante.
La volontà di curare anche i contenuti comunicativi destinati al consumatore finale, risiede invece nella convinzione che una riduzione dell’impatto ambientale complessivo è possibile solamente qualora vi sia un atteggiamento responsabile non solo lungo tutta la filiera di produzione (nella scelta dei materiali più appropriati, nei processi di lavorazione, nell’ottimizzazione della distribuzione), ma anche nelle modalità di fruizione e da parte del consumatore finale. Perché siamo tutti coinvolti. E tutti, nel nostro piccolo, possiamo dare il nostro contributo.
Angelica Ruggiero"
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