In un mondo di cibi pronti e dalla perfezione di plastica da supermercato sembravano pratiche dimenticate ma invece stanno riemergendo con tutta la loro forza vitale, riscoprendo tradizioni, ingredienti naturali e permettendoci finalmente di “sporcari le mani” mettendo a frutto la nostra manualità e creatività.
A proposito di rimedi tradizionali e di autoproduzione mi sono imbattuta in una lettura curiosa, un saggio scritto da Patrizia Turrini che analizza un libretto di segreti di cosmetica del seicento intitolato "bellezza di ieri".
Seguendo le ricette pubblicare potremo diventare del tutto autosufficienti: ci sono consigli per eliminare le occhiaie, le impurità della pelle, per rafforzare i capelli, renderli più lucidi e folti o per sbiancare i denti ed eliminare le rughe.
Problemi direi più che attuali anche se i rimedi proposti lo sono un po’ meno..vengono consigliati unguenti ricavati da chiodi arrugginiti, latte materno, lucertole, lumache,etc..ma anche da tante erbe utilizzate anche oggi!
Ma al di là delle imporbabili ricette (per chi le volesse provare, le trova riassunte al termine del saggio "Bellezza di ieri"!!!), mi ha incuriosito la figura della contessa Caterina, una vera pioniera in campo di cosmetici fatti in casa e tra le auto produttrici più sofisticate del periodo che nel Quattrocento compilò un Liber de experimentis ricco di curiosità.
“Caterina fu un'intrepida combattente, una donna di Stato, ma anche un’affascinante dama che preparava nel suo laboratorio alchimistico, aiutata dal farmacista di corte, unguenti e pozioni di ogni tipo, tanto che a trentasei anni - età in cui le sue contemporanee erano considerate vecchie - conservava intatta la sua freschezza.
Le sue capacità di provetta erborista, versata nelle scienze cosmetiche, spiegano senz'altro il colorito roseo e delicato, l'agile figura nonostante le dieci gravidanze, i denti bianchissimi, dovuti invece secondo i suoi nemici a pratiche di diabolica magia.
Madonna Caterina strofinava le mani più volte al giorno con una pomata di sua invenzione, curava i denti "di perla" con una pasta dentifricia "segreta"; si schiariva i capelli; si spalmava sul volto creme emollienti e "lisci".
Per i denti Caterina consigliava una pasta a base di verbena, betonica, mela e estratto di rane vive.
Sempre rane e lucertole tornano nelle formule per infoltire i capelli. Nel suo ricettario si susseguono ricette in ordine disparato, nelle quali la cosmesi si mescola con l'alchimia e la magia con la medicina. Sono presenti anche alcune ricette particolari, come quella intitolata "A far dormire chi te voli solamente con lo odorare", nei cui ingredienti compaiono mandragola e cicuta, potenti tossici.
E ancora una ricetta di un "veleno a termine", seppure in crittografia.
I rimedi consigliati erano dunque del tipo più svariato, su base medica, erboristica, chimica, ma anche magico/superstiziosa e 'praticona'. Tutti avevano però in comune l'intento di dare o restituire la capacità di sedurre a chi era meno dotato dalla natura o in età non più giovanile e contemporaneamente di accentuare bellezza e civetteria di chi, per sua fortuna, era già avvenente e ancora giovane.
L'attenzione era focalizzata soprattutto sui capelli, il viso, il collo, il seno e le mani, cioè le parti che restavano scoperte dagli abiti allora di moda.
Elemento principe su cui puntavano le cure cosmetiche era la capigliatura: la biondezza era canonica e certe ricette 'pubblicitariamente' promettevano una testa "bionda quale oro relucente". I capelli dovevano essere abbondanti, meglio se "longi fino ai piedi". Le donne italiane in particolare si dedicavano "all'arte biondeggiante", lavando i capelli con succo di limone o rabarbaro o applicandovi preparati di zolfo o zafferano. L'accento veniva posto, oltre che sulla conservazione, sulla "mirabile" restituzione di una chioma fluente, rivolgendosi ovviamente anche al sesso maschile.
Mezzi depilatori di vario tipo, anche brutali (calce viva, pece, ecc.), venivano applicati soprattutto sulla fronte da rendere alta e convessa e per le sopracciglie considerate antiestetiche. Depilando la fronte si cercava, infatti, di ottenere un volto simile a quello delle statue dell'antichità. I denti, ulteriore strumento di conquista, dovevano essere, allora come oggi, bianchissimi e l'alito dolce e profumato. Varie acque oculari - per le quali è difficile determinare l'appartenenza alla cosmetica o alla medicina - curavano gli arrossamenti, evitavano la lacrimazione e rendevano gli occhi lucenti, mentre con particolari unguenti si combattevano le occhiaie.
Alle cure per capelli, denti e occhi, si aggiungevano pomate, unguenti di bellezza, "acque odorose" e similia, dedicate alla cura del viso, delle mani e del corpo....
Per saperne di più "Bellezza di ieri"