Chi non avrebbe voglia in questo momento di trovarsi in riva al mare piuttosto che qui, davanti al monitor?
Chi ha la fortuna di vivere in una città di mare o chi ci andrà a trascorre queste vacanze estive non può però trascurare i mali che affliggono le coste e le acque – non proprio cristalline – della nostra penisola.
Alcuni danni sono visibili a tutti, altri – più subdoli – si notano quando è troppo tardi. Ci sono aree più fortunate, altre decisamente meno. Cosa possiamo fare noi? Tante grandi e piccole cose come per esempio stare più attenti a ciò che gettiamo nei nostri scarichi.
Intanto per iniziare, consiglio come lettura da ombrellone il rapporto di Legambiente “Mare Mostrum” per capire meglio chi sono i nuovi e gli antichi nemici che continuano a minacciare i paesaggi più preziosi e la biodiversità delle coste e degli ecosistemi marini del Belpaese…
1) Gli scarichi fognari non depurati
La copertura del servizio di fognatura in Italia è dell’85%, quella della depurazione arriva al 70,4%, lasciando una ampia parte di popolazione sprovvista di sistemi adeguati di trattamento delle acque. I dati relativi ai reati per inquinamento e cattiva depurazione quest’anno fanno registrare una vera e propria impennata con un +44,3% rispetto all’anno precedente (3.781 nel 2010 contro i 2.621 del 2009). E’ un aumento che si spalma più o meno omogeneamente su tutte le regioni del nostro Paese e che rimanda alla generale inadeguatezza del servizio di depurazione in Italia, un paese che, a dispetto del ruolo che riveste fra i grandi paesi industrializzati del pianeta, fa registrare un inquietante 30% di deficit depurativo, pari a circa 18 milioni di nostri connazionali che scaricano i propri reflui più o meno tal quali, senza un servizio di depurazione appena accettabile. E questo si traduce in inquinamento di origine organica che finisce dei collettori naturali principali, fiumi e laghi, e alla fine in mare.
2) Il cemento sulla spiaggia.
Dall’abusivismo di decine di migliaia di villette per le vacanze, ai tanti attracchi privati e grandi alberghi a picco sul mare che tolgono alla fruizione pubblica spiagge e specchi di mare, mettendo a repentaglio la stabilità della costa. Senza dimenticare la “muraglia cinese” di stabilimenti balneari, ristoranti, discoteche, tutti ovviamente recintati, che rendono inaccessibile la spiaggia se non con il pagamento, illegale, di una sorta di pedaggio per raggiungere il mare.
3) Le trivellazioni off shore di petrolio.
L’Italia, attraverso 12 raffinerie, 14 grandi porti petroliferi e 9 piattaforme di estrazione off-shore, movimenta complessivamente oltre 343 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi all’anno a cui vanno aggiunte le quantità di petrolio e affini stoccati in 482 depositi collocati vicino al mare, con una capacità di quasi 18 milioni di metri cubi. Oltre ai 76 pozzi di estrazione già esistenti ci sono nuove aree d’Italia a rischio trivelle.
4) Il traffico delle petroliere.
Ogni giorno le acque del Mediterraneo sono solcate da 2.000 traghetti, 1.500 cargo e 2.000 imbarcazioni commerciali, di cui 300 navi cisterna (il 20% del traffico petrolifero marittimo mondiale) che trasportano ogni anno oltre 340 milioni di tonnellate di greggio, ben 8 milioni di barili al giorno.
5) I rifiuti plastici in mare.
La plastica rappresenta il principale rifiuto rinvenuto in mare, costituisce dal 60% all’80% del totale dell’immondizia trovata nelle acque, pari a circa 500 tonnellate di rifiuti che complessivamente galleggiano nel Mediterraneo. Secondo l’Unep e l’Agenzia di protezione ambiente svedese, di 115 specie di mammiferi marini, 49 sono a rischio intrappolamento o ingestione di rifiuti marini. Tra i 700.000 e un milione di uccelli marini rimangono ogni anno uccisi per soffocamento o intrappolamento.
6) La pesca illegale e le spadare.
La mancata applicazione di sanzioni efficaci e della sospensione della licenza di pesca rappresentano il nodo principale della questione, misure previste dal Decreto Ministeriale del 14 ottobre 1998, ma disapplicate dalle autorità italiane. Proprio per questo, e per gravi carenze nei controlli, l’Italia ha subito processi di infrazione e accertamenti che hanno comportato la richiesta di restituzione di oltre 7 milioni di euro nel 2008 da parte dalla Commissione Europea al nostro Paese.
7 ) Le navi dei veleni.
Sono decine le imbarcazioni dal carico sconosciuto che negli anni ‘80 e ‘90 sono partite dai porti italiani e poi sparite nel nulla lungo le coste dell’Italia. Sapere se e dove sono effettivamente affondate queste navi e cosa trasportavano è un diritto dei cittadini e un dovere delle Istituzioni
8 ) L’inquinamento industriale.
In Italia, infatti, ci sono tuttora grandi impianti industriali che continuano ad emettere inquinanti in aria, acqua e suolo, e ci sono alcuni tratti di costa e di mare nel nostro paese che nel corso di decenni di attività industriale hanno subito danni enormi, di cui ancora oggi si sta pagando il prezzo.
9) L’erosione costiera.
Secondo l’ISPRA, circa il 30% dei litorali italiani è soggetto a intenso arretramento, e il 24% dei litorali sabbiosi ha subito negli ultimi 50 anni arretramenti medi superiori ai 25 metri. Questi dati confermano che il nostro Paese è tra quelli a più alto rischio di erosione in Europa.
10) Il carbone nelle centrali termoelettriche sulla costa.
Negli ultimi anni con l’inaugurazione della nuova centrale a carbone di Civitavecchia e l’autorizzazione dei nuovi gruppi di Fiumesanto in Sardegna e Vado Ligure, il nostro paese ha deciso di rilanciare con forza il combustibile in assoluto più dannoso per l’ambiente. Ma anche altre zone della nostra costa rischiano l’arrivo del combustibile killer del clima, come Saline Joniche, in provincia di Reggio Calabria, o Rossano Calabro (Cs) che oggi brucia olio combustibile.
Fare sentire la nostra voce alle amministrazioni per chiedere maggiore legalità e tutele, ridurre i nostri rifiuti e non gettarli mai nei fiumi e nel mare, boicottare aziende ambientalmente irresponsabili scegliendo invece aziende che non producono inquinanti nei loro processi produttivi e non da ultimo, stare attenti a quello che buttiamo nei nostri scarichi!
Con il grosso deficit della rete di depurazione delle acque non possiamo dimenticarci che i prodotti che usiamo per pulire e per lavarci vanno a finire direttamente in mare. E possono provocare danni veramente seri! Sono allarmanti gli effetti che alcuni tensioattivi e conservanti presenti nei tradizionali detersivi e detergenti possono provocare per la flora e la fauna marine.
Ne parleremo nel prossimo articolo…