Gli approfondimenti de La Saponaria
Plastica in mare: La Saponaria a Jakarta
Lucia, fondatrice de La Saponaria, e Sara, responsabile marketing, sono state in Indonesia a trovare il fornitore di plastica oceanica che usiamo per i nostri flaconi. Hanno potuto vedere e toccare con mano tutto il processo di raccolta e trasformazione della plastica. Il problema è enorme ma tutti insieme possiamo fare la differenza.
La Saponaria a Jakarta: quando il nostro fornitore di flaconi in plastica oceanica ci ha invitati non potevamo crederci! E invece eccoci qua, venute a conoscere una splendida realtà che ha saputo trasformare una situazione disastrosa in un'opportunità per le persone che qui vivono e per l'ambiente. Avevamo parlato della plastica di mare e del progetto che c'è dietro per raccoglierla in questo articolo sul nostro blog. Ma procediamo con ordine.
Il problema della plastica a Jakarta
Jakarta è la capitale dell'Indonesia, l'arcipelago più grande al mondo. Situato nel cuore del sud-est asiatico, il paese è composto da oltre 17.000 isole e, proprio al centro, troviamo la capitale.
E' una metropoli che riflette perfettamente la diversità e la vitalità di questa nazione straordinaria: con una popolazione di oltre 10 milioni di persone, Jakarta è una delle città più affollate al mondo e un importante centro culturale, finanziario e commerciale. Offre un affascinante mix di tradizione e modernità sfrenata e mentre camminiamo per le sue strade animate, siamo avvolte da un caleidoscopio di colori, suoni e sapori. Grandissimi e modernissimi centri commerciali si affiancano a mercati tradizionali e attraversando una selva di grattacieli futuristici incontriamo un tempio antico. La città è super caotica, ma al suo interno ha anche parchi stupendi in cui staccare la spina e sentirsi immersi nella natura.
Ciò che salta chiaro all'occhio è che siamo al centro di tante contraddizioni viventi: le strade del centro sono super ricche, ma basta girare l'angolo per trovarsi di fronte ad una povertà dilagante. Quello che abbiamo capito è che il governo di una nazione tanto grande non riesce a prendersi cura di tutti i suoi abitanti: manca l'accesso alle cure di base, all'istruzione e anche alla gestione dei rifiuti.
Qui se una persona vuole fare la raccolta differenziata, ad esempio, deve pagare una società privata. Il governo non riesce ad occuparsi di questo aspetto e semplicemente in moltissime aree della capitale non si occupa della raccolta dei rifiuti: le autorità locali che gestiscono la pulizia urbana arrivano fino ad un certo punto. Il resto della città, soprattutto le periferie e le aree più povere vengono lasciate a sé stesse. Ora immaginiamoci 10 milioni di persone quale quantità di rifiuti riesca a produrre ogni giorno. Se una parte cospicua di questi rifiuti non viene raccolta, che fine farà? Finirà nel mare. Come abbiamo detto l'Indonesia è un arcipelago di isole, il mare circonda ogni angolo della nazione e non a caso il mare intorno a Jakarta è uno dei più inquinati al mondo per quanto riguarda l'inquinamento da plastica.
Il progetto ReSea
C'è qualcuno che non si è arreso, qualcuno che sta cercando di cambiare le cose e anche se davvero a volte ci si sente di voler svuotare il mare con un cucchiaino, ogni contributo è importante: l'oceano senza questa piccola goccia sarebbe più piccolo, per citare la nostra frase preferita di Madre Teresa di Calcutta.
Da qualche anno infatti è nato il progetto ReSea, che si occupa di raccogliere la plastica in diverse zone, tra le quali un'isoletta posta di fronte a Jakarta che la gente del posto chiama "L'isola di plastica", per far capire bene di che cosa si tratta. Qui un tempo venivano i pescatori a pescare il pesce, poi con il passare degli anni e l'aumentare dell'inquinamento il pesce è stato sempre più scarso e molti si sono trovati senza lavoro: immaginiamoci, vedere il proprio mondo soffocare nella plastica e perdere persino la propria fonte di sostentamento per questo.
Il progetto ReSea ha quindi coinvolto questi pescatori dandogli una nuova opportunità e creando un sistema virtuoso per il riciclo della plastica raccolta dal mare. Ed oggi le cose funzionano così: ogni pescatore raccoglie circa 300 - 330 kg di plastica ogni settimana. Questo tetto massimo è stato stabilito per riuscire ad avere un giusto equilibrio tra la raccolta e la propria vita privata. In questo modo i pescatori coinvolti riescono a guadagnare uno stipendio che è più alto della media del resto della popolazione e il pagamento avviene una volta alla settimana. Inizialmente questa proposta non era stata ben accolta: parliamo infatti di piccoli pescatori abituati a pescare e vendere il giorno stesso il proprio pescato al mercato. Per loro quindi era normale avere una paga giornaliera.
La maggior parte di queste persone non sa leggere o scrivere e grazie al progetto hanno usato per la prima volta in vita loro un cellulare: devono infatti inserire i dati della plastica che raccolgono all'interno di un'app e poi portare ciò che hanno raccolto all'interno di uno dei 3 punti di raccolta dell'associazione. Non hanno accesso alle banche, quindi vengono pagati in contanti.
Il progetto ReSea quindi non solo è bellissimo per quanto riguarda l'impatto positivo che riesce a generare sull'ambiente ma anche per la sua bellissima componente umana: i pescatori, o collectors come vengono chiamati all'interno dell'associazione, grazie allo stipendio che guadagnano con questo lavoro sono felici, hanno più speranze per il futuro e ci hanno tenuto tantissimo a farci vedere le case e a farci conoscere le loro mogli.
"La gratitudine nei loro occhi è stata commovente e impagabile. Credo di aver capito solo lì il vero valore di un progetto fair" racconta Lucia.
Sara aggiunge: "Una cosa che mi ha colpito per tutta la durata del nostro viaggio è che le persone coinvolte nel progetto sono tutte sorridenti, al contrario nostro che spesso - avendo troppo - dimentichiamo di dare valore alle cose veramente importanti".
Come funziona il processo di riciclo
La plastica di mare salverà Jakarta?
Alla fine della nostra avvenuta in Indonesia ci portiamo a casa una marea di sorrisi, la felicità letta negli occhi dei pescatori fieri di presentarci le loro famiglie e di invitarci nelle loro case, una rinnovata consapevolezza che i nostri piccoli gesti di tutti i giorni e le nostre scelte possono avere un peso grandissimo sull'ambiente. Il problema della plastica in mare è enorme, ma tutti insieme possiamo fare la differenza.
E questa è una foto che ci mandano il giorno dopo il nostro ritorno a casa: felici di avere conosciuto chi non si arrende di fronte a un enorme problema ma fa di tutto per risolverlo riuscendo a dare nuova vita una zona destinata altrimenti all'abbandono totale.