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Gli approfondimenti de La Saponaria

Qual è la differenza tra plastica e bioplastica

La plastica rappresenta il materiale di confezionamento dei prodotti cosmetici per eccellenza per la sua versatilità e resistenza, ma come sappiamo deriva dal petrolio e questo ha enormi conseguenze negative sull'ambiente in cui viviamo. Esistono soluzioni per un futuro diverso e più sostenibile? La risposta possiamo trovarla nella bioplastica.
Scopriamo qual è la differenza tra plastica e bioplastica, quali sono i vantaggi e come l'utilizzo di quest'ultima incide positivamente sulla salute del nostro ambiente. 

Capire cos'è la bioplastica

La plastica verde è composta di polietilene, un materiale derivato dalla canna da zucchero invece che dal petrolio, questa è la differenza fondamentale (e abissale!) tra la normale plastica e la bioplastica.

Questo significa che la bioplastica è un materiale “bio-based” (a base bio), ricavato da materiale vegetale, quindi di origine biologica, e non include nessun componente di origine fossile (carbone o petrolio).

Questo è uno dei motivi, per la nostra attenzione a preservare non solo la salute della nostra pelle, ma anche quella del nostro ambiente, per cui abbiamo scelto flaconi in bioplastica per le nostre produzioni.
Si tratta di un processo di sostituzione graduale che coinvolgerà la grande maggioranza dei flaconi e vasetti che utilizziamo per i nostri prodotti (li potrete riconoscere per il colore leggermente beige e il simbolo in etichetta BIOplastic).

logo bio plastic

Fonti rinnovabili e fonti fossili

Le risorse rinnovabili sono le fonti che si ottengono da risorse naturali che hanno la capacità di rinnovarsi nel momento in cui vengono consumate e quindi non si esauriscono nel tempo.

Le fonti rinnovabili provengono da fonti vegetali, rinnovabili quindi ad ogni ciclo di raccolta.

La rinnovabilità è la principale caratteristica che differenzia fonti rinnovabili da quelle non rinnovabili o, come vengono più correttamente definite, fonti fossili: queste ultime, infatti, si rigenerano in tempi lunghissimi e il loro utilizzo porta all’esaurimento delle riserve disponibili. Fanno parte di questa categoria i combustibili come il petrolio, il carbone e il gas naturale.

Nonostante questo aspetto, le fonti non rinnovabili, sono per ora le più utilizzate perché hanno la capacità di produrre una grandissima resa grazie a impianti che non richiedono tecnologie particolarmente complesse e sono decisamente più economiche rispetto alle altre fonti.

L'utilizzo di fonti fossili come il petrolio per le nostre attività quotidiane ha diverse implicazioni negative, una di queste è di tipo sociale. Come sappiamo il petrolio è una risorsa finita ed in esaurimento. Quanti sono i conflitti avvenuti o in corso nel mondo a causa di questo? Quante sono le persone ridotte a vivere in condizioni disperate a causa dell'Oro Nero?

Un secondo aspetto, 
su cui porre la nostra attenzione, è la questione ambientale legata al ciclo della Co2, ovvero l'anidride carbonica.

Vivi zero waste

Il ciclo della CO2

In presenza di fonti non rinnovabili, derivate quindi da petrolio e carbonio, la Co2 fissata al suolo (che non dovrebbe quindi più essere in circolo) viene riportata nell'atmosfera. Questo significa che il bilancio di questo processo è "positivo" (ma totalmente negativo per il nostro ambiente), nel senso che nell'atmosfera viene liberata un'enorme quantità di Co2 e di altre sostanze inquinanti che invece non avrebbero dovuto esserci.

Questa Co2 contribuisce all'effetto serra e all'aumento del riscaldamento globale.

Mentre in presenza di fonti rinnovabili, derivate quindi da materiale vegetale, la pianta assorbe Co2 e non la rilascia in circolo nell'atmosfera, in questo caso il processo ha quindi il vantaggio di non produrre sostanze nocive nell'ambiente o capaci di alterare il clima.

La canna da zucchero è una delle piante implicate in questo processo, detta anche biomassa perchè appunto è una fonte rinnovabile ad ogni ciclo di raccolta.

ciclo co2

Le principali differenze tra plastica e bioplastica

La plastica è un materiale scoperto più di 100 anni fa. Di larghissimo impiego, grazie alle sue caratteristiche di versatilità, resistenza e di basso costo. 

I materiali polimerici, ovvero la comune plastica, sono prodotti artificiali con una struttura macromolecolare, cioè formata da molecole unite a catena mediante la ripetizione dello stesso tipo di legame, derivati del petrolio e più precisamente dalla sottolavorazione del greggio.

La plastica presenta una notevole resistenza sia meccanica che al calore. Le materie plastiche hanno, per certi versi, ottime caratteristiche: sono facili da lavorare, sono resistenti all’invecchiamento e alla corrosione, sono praticamente immuni da muffe, funghi e batteri, sono molto economiche.



Proprio la resistenza della plastica tradizionale ne determina anche la dannosità sull'ambiente in termini di rilascio di CO2. Le materie plastiche che vengono bruciate producono diossina, componente altamente tossico e pericoloso.


La principale differenza tra plastica e bioplastica riguarda quindi l'aspetto ambientale:

  • La comune plastica come abbiamo detto deriva da fonti non rinnovabili come petrolio e carbone, con un processo produttivo che ha un immenso impatto negativo sul nostro ambiente.
  • La bioplastica è sempre un materiale polimerico, ma biologica perché deriva da materie prime di origine vegetale rinnovabili ad ogni ciclo di raccolta (mais, cereali, barbabietole) e il processo di produzione non rilascia CO2 nell'atmosfera. E' stato calcolato che ad ogni Kg di bioplastica prodotta corrisponde ad una riduzione di 3,09 Kg di CO2 nell'atmosfera.
Ma vediamo qualche dato che ci riguarda..nel 2017 abbiamo utilizzato 2,632 tonnellate di flaconi in plastica, questo significa che nel 2018 e negli anni a venire saranno convertite in altrettante tonnellate di flaconi in bioplastica, pari a 8,13 tonnellate di Co2 rimossa dall'atmosfera.

CO2 rimossa dall'atmosfera

In  alcuni casi la struttura chimica della bioplastica è più facilmente aggredibile dai microorganismi presenti in natura.

Tuttavia è bene precisare che bioplastica e plastica biodegradabile non sono però sinonimi. Un materiale bio-based non è automaticamente anche biodegradabile, è infatti riciclabile ma non compostabile.

La biodegradabilità è una caratteristica che dipende fortemente dalle condizioni ambientali, come temperatura, presenza di microrganismi, presenza di ossigeno e acqua.

Per questo motivo è facile capire che flaconi destinati a contenere prodotti cosmetici a base acquosa (ma non solo, in quanto le formulazioni cosmetiche non sono composte da sola acqua, anzi sono formulazioni piuttosto complesse) non possono quindi essere in plastica biodegradabile, poichè è molto difficile, se non impossibile, trovare un materiale biodegradabile che possa resistere a questo tipo di prodotti senza sciogliersi.

Inoltre in campo cosmetico si ha la necessità di garantire una scadenza del prodotto molto estesa, che non è purtroppo raggiungibile con nessuno dei materiali biodegradabili.

Vantaggi e ostacoli nell'utilizzo della bioplastica

La bioplastica ha quindi un impatto ambientale molto inferiore rispetto alla plastica tradizionale.

L’utilizzo di energia e le emissioni di gas a effetto serra sono decisamente più favorevoli per le plastiche a base bio.

Inoltre la bioplastica offre prestazioni del tutto analoghe a quelle della plastica tradizionale in svariati campi di applicazione.

Per questo la sostituzione della plastica tradizionale con la bioplastica nella quotidianità è un argomento più che attuale e dall'importanza incombente.

Purtroppo nel passaggio alla bioplastica restano vati ostacoli, come ad esempio i costi maggiori rispetto alla plastica tradizionale e la paura che, se le coltivazioni da cui si trae biomassa non dovessero essere controllate e garantite, possa presentarsi il problema della disponibilità di alcune scorte alimentari destinate alla produzione di questo materiale.

La canna da zucchero da cui viene ricavata la bioplastica dei nostri flaconi viene coltivata in Brasile.

Le coltivazioni sono a basso utilizzo di acqua e tutto il ciclo di produzione è attentamente monitorato per valutare l'impatto ambientale e sociale nel suo complesso, e il bilancio del "codice di condotta" etico che viene adottato è molto positivo, salvaguarda infatti non solo l'ambiente ma anche tutte le persone coinvolte nel ciclo produttivo.

L'energia utilizzata per produrre la bioplastica è anche essa ottenuta per l'80% da fonti rinnovabili.

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Cosa significa utilizzare bioplastica

Scegliere bioplastica da fonti rinnovabili ha un grande valore etico e di consapevolezza verso i gravi problemi del nostro ambiente.

Nessuno di noi dovrebbe esimersi da questa scelta, preferendo la bioplastica si afferma infatti il riconoscimento del valore e delle implicazioni positive dell'utilizzo di questo materiale rispetto a quello della plastica tradizionale.

È necessario quindi investire risorse ed energie per adeguare le conoscenze generali ai progressi della tecnologia, perchè solo in questo modo è auspicabile e possibile un cambiamento per un futuro più sostenibile ed ecologico, da cui tutti potremmo trarre grande vantaggio.

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